martedì 27 maggio 2014

La speranza ne L'Elmo Della Speranza

Ve lo dico subito, qui parlerò di Francia erroneamente. Perché dovrei in realtà parlare di Belgio. Ma lì c'ho giusto uno zio che non vedo da anni. E comunque l'impostazione assonantelavorativa è praticamente francese. Quindi, se qualcuno poi dirà "Belgio! Non Francia!", vince un biglietto per essere investiti al circuito di Spa.

Allora, io ho sempre risposto che la Francia per me è come Venezia: è bella, ma non ci vivrei. Il problema è che la domanda era "Scusi, vado bene per piazza Garibaldi?".
Quindi, se state cercando la piazza, vi posso aggiungere che i transalpini non mi sono mai stati indifferenti.
C'ho un portachiavi con la turreiffel. A casa. Da qualche parte.
Ho una maglietta tarocca della nazionale francese (quando la indossavo per il calcetto, riusciva a far sudare il mio sudore) di Sinedinsidàn.
E poi, sempre rimanendo in ambito di pallone, ho quella cosa dell'essere juventino, quindi anche Miscelplatinì, Davìtreseghè e Polpogbà sono in prima fila neuronale.
Poi, conosco gente fumettosa bravassai che attualmente mirabilia oltralpe, vedi Luca Blengino, vedi Alessandro Calore, vedi Antonio Sarchione, vedi Vanessa Cardinali. Che quest'ultima la vedo pure io, da gioioso pendolare di Strasburgo (ma senza rimborso spese da parlamentare europeo).
Ecco, io mi trovavo proprio a Strasburgo. Ed ero lì che progettavo come riuscire a mangiare un muffin di nascosto mentre la Cardinali maramaldeggiava bellamente con la matita sul suo nuovo fumetto. Succede però che quest'ultima (la Cardinali, non la matita) mi fa notare un concorso. Il Prix Raymond Leblanc.

Sì, era la sua campagna elettorale...