Il titolo sarebbe potuto essere “E alla fine arriva
l’orso”. Più avanti capirete il perché.
Phlox, edito dalla Shockdom, è il mio secondo fumetto da sceneggiatore, per i disegni fantastici di Vanessa Cardinali. È stato per me un banco di prova sotto
molteplici motivi, alcuni volontari, altri inaspettati.
Innanzitutto la volontà di lavorare con la sopra
citata Vanessa. Dovevamo trovare qualcosa che era nelle nostre corde e non
finisse per omicidiarci vicendevolmente. Galeotto fu un viaggio in macchina.
Tratta Pescara-Sulmona. Vanessa è solita addormentarsi già quando ho inserito
la terza marcia in accelerazione. Quella sera non fu così. La stella di Phlox
brillava alta in cielo. O forse faceva un rumore talmente fastidioso che
Vanessa non riusciva a chiudere occhio. Tant’è, nella desolata A25, la mia
Tauromobile aveva on air un cd con sigle di cartoni animati. Le sigle belle.
Quelle che i giovani d’oggi… vabbè, che ne sanno. A un certo punto, cosa ti si va a diffondere
nell’abitacolo? Starzinger! Ascoltatela, poi tornate a leggere.
Starzinger è un cartone di fine anni 70. La sigla è
cantata dai Superobots. Nella sua semplicità, con quel pizzico di frivolezza, il
testo riesce a trasmettere un pochino quel senso di disagio nostalgico e
patinatura di tristezza tipica delle opere di Leiji Matsumoto.
La Vany, sveglia, attenta e conquistata dalla melodia,
a un certo punto esclama: “Ti va di scrivere una storia d’amore tormentata
ambientata nello spazio?”.
Solo che non era una domanda.
E doveva andarmi per
forza.
Ma – oh! – va là le coincidenze: a me andava!
Era un’idea più
che stuzzicante. Soprattutto perché nella mia testa ronzava l’esclamazione “Con
la fantascienza puoi fare un po’ il cazzo che ti pare!”. Che di regola non è
proprio così, ma leggendo Phlox capirete.
E così, inizio a scrivere. Non in macchina, che io
quando guido sono tipo Furio di Bianco, Rosso e Verdone. Inizio a scrivere
qualche giorno dopo una bozza di soggetto.
Solo che mancava un qualcosa.
Un simbolo.
Una gemma? Una scarpa? Un fazzoletto? Un mutuo a tasso
variabile?
Gaia – che è la sorella di Vanessa, nonché prossima
esordiente Tunué – ci vede in difficoltà ed esclama “Un fiore!” con la
semplicità di chi ci sta dando dei babbei.
Il fiore era la risposta esatta
(forse anche il babbei). Era lì, sotto gli occhi, eppure inizialmente invisibile. E dire che io abito in campagna. E la campagna infatti mi ha
fatto un sonoro “Buuuuuu!”. E mi ha dato pure del babbeo.
Da qui, parte una ricerca floreale sulla rete talmente
ossessiva, che nemmeno fosse la corona che aveva in testa Cicciolina. E tra una
calceolaria e una miltonia, mi imbatto in questo nome: phlox (o flox).
Il phlox è un fiore che si
fa gli affari suoi, di una semplicità visiva disarmante. In più, ha un nome cazzutissimo
per una storia di fantascienza. Se poi ci aggiungiamo che il significato del
fiore è Complicità e Le nostre anime sono unite, una luce mi
ha illuminato con conseguente coro degli angeli e violino che suonava Il
Capriccio Italiano di Tchaikovsky, si capisce che il nome era più che perfetto.
(mi hanno fatto notare che c’è un
personaggio di Star Trek che si chiama Phlox, che è un dottore, ma io non sono
un trekker e allora il violino continua a suonare)
Detto questo, la mia scrittura è
stata agevole. E non credevo. Non ho usato didascalie, cercando il più
possibile di avvicinarmi nella stesura a un fumetto popolare, piuttosto che a
una graphic novel dai tratti silenziosi ed enigmatici. Chi avrà il piacere di
leggerlo, è pregato di comunicarmi se sono riuscito nel mio intento.
Bòn, iniziamo con i protagonisti.
Lui si chiama Jan.
Ed
è uno sfacciato omaggio a Jan Coog, il protagonista principale di Starzinger,
manga/anime di Leiji Matsumoto. Così ho saldato maggiormente il mio debito per
l’idea di partenza.
Il nome della bella di cui Jan si
è innamorato è Zara.
Perché Zara? Semplice, il nome Zara deriva dall'arabo
Zahirah e significa "fiore” (e non famoso negozio di abbigliamento). Che
paraculata, eh?
Le vicende si svolgono,
inizialmente, su Callisto.
Callisto esiste. Ed è una luna di Giove.
Arravanando
dall’internet ho scoperto che, secondo un rapporto della NASA, nel dicembre
2003 si espresse la convinzione che una missione umana verso Callisto sarebbe
potuta essere possibile nel 2040.
Tra 24 anni vediamo se verrà riscritto il
concetto di ferie.
Zara invece proviene da Iscandar.
Questo pianeta non esiste. O meglio, non esiste nella realtà, ma in un altro
bel lavoro del Matsumoto: La Corazzata Yamato.
In quest’opera, il pianeta è
governato dalla regina Starsha, la quale offre aiuto alla popolazione terrestre
poiché il suo pianeta ha un dispositivo, il Cosmo-Cleaner D, che può purificare
la Terra dai danni da radiazioni.
Una regina colf, quindi. Credo prenda un
fottio di soldi a ora.
Jan, nel suo viaggio nello spazio,
fa sosta su Cerere.
Sono tornato a inserire qualcosa di esistente. E,
soprattutto, sfruttatissimo.
Cerere è un pianeta nano del sistema solare ed è
spesso presente come ambientazione sia nei romanzi che in opere televisive
fantascientifiche (è – per esempio – una colonia penale nella serie tv Ai confini della realtà).
A proposito di questa sosta.
La
stazione di servizio su Cerere si chiama Banks.
Il nome è uscito casualmente.
Mentre scrivevo, in sottofondo c’era Al Pacino in Ocean’s 13. Il nome del suo
personaggio è William Bank.
Pensa te se quella sera avessi visto Il ragazzo di campagna…
Altro personaggio importante della
storia è l’assistente computerizzato di Jan, che si chiama Vecchio Mio. Quale
sia il suo vero robonome e perché Jan lo abbia rinominato in quella maniera è
spiegato limpidamente da pagina 48 a pagina 50 del fumetto.
Ora proseguo per gradi. Dove per gradi
s’intende sfogliando le pagine che sennò metti che mi perdo qualcosa e il mio
ordine mentale potrebbe vacillare e io finire a urlare per strada in pigiama.
A pagina 16 e a pagina 61 Jan si sveglia con due diverse canzoni di sottofondo (molto vintage per essere il 3021…).
Nel primo caso, il testo che si
legge è quello di Subterranean Homesick Alien dei Radiohead, presente in quel
meraviglioso album che è OK Computer.
E sì, c’è un errore di trasposizione del
testo nella prima vignetta.
Proseguendo, Jan dice di essere un operaio
della Morgan.
State pensando al nome del frontman dei Bluvertigo? Vabbè,
facile.
Questo fumetto inizialmente mi ha fatto pensare alla canzone Altrove.
Ci sta tutta, a parer mio.
Dicevamo poco sopra che – durante il suo viaggio – Jan fa sosta su Cerere, alla stazione di Banks. Se state pensando al porto spaziale Mos Eisley presente in Guerre Stellari, vi sto facendo l'occhiolino.
Qui Jan incontra tre tizi che in
fase di scrittura hanno solleticato il mio senso di ragno citazionista.
Allora,
il buzzurro locandiere di nome Thomas richiama il Vecchio Logan di Mark Millar. In
più, il nome Thomas è anche il nome del padre biologico di Wolverine:
Thomas Logan.
E un paio di volte lo si legge esclamare “Cocco”.
Ma bisogna
proprio dirvi tutto?
Altro simpatico personaggio della
locanda è Desmond, il pappone venditore di sogni.
Dissi a Vanessa di farlo come velato omaggio a Blacksad di Canales e Guarnido.
Non so perché, ma il Tauro del 2015 la trovava una simpatica pensata.
Infine, sempre inquadrato di
spalle, nella locanda vi è presente un cowboy spaziale. Si fa i fatti suoi e
beve camomilla. Jacovitti, perdonami.
Sempre all'interno della locanda, Jan si impossessa della copertina
di un catalogo di prostitute rilassanti fanciulle, dove vi è raffigurata una nuda
Zara, in posa come una famosa foto di Marilyn Monroe.
Altro giro, altra tappa.
Stavolta
Jan giunge sul pianeta Mok. Questo è l’omaggio più de core.
Mok infatti è un
pianeta fittizio inventato da Bill Watterson per la sua famosa striscia a
fumetti Calvin & Hobbes, dove Calvin veste i panni del suo alter
ego Spaceman Spiff.
Su Mok, Jan fa visita al Jetson
Hotel.
Facile e sfacciata la citazione: The Jetsons (I Pronipoti in Italia), una
serie a cartoni animati creata da Hanna & Barbera, che racconta le
avventure quotidiane di una famiglia del futuro, i Jetson per l’appunto.
A lavorare alla reception dell’hotel
c’è un elegante... orso.
Ricordate cos'avevo scritto all'inizio del post? Riuscite a capirci qualcosa? No?! Per togliervi qualunque dubbio, scrivete pure a Vanessa.
All'interno di questo albergo di lusso, Jan incontrerà un altro
comprimario a cui mi sono molto affezionato: il ricco imprenditore Alvin
Moloson.
Moloson è l’anagramma di Solomon. Uno sforzo anagrammatico immane.
Il personaggio ha le
fattezze di Dick Solomon, protagonista della serie Una Famiglia del Terzo Tipo, interpretato dall’attore John Lithgow, a cui vira l’ispirazione per il
carachter.
Nel bar dell’hotel dove Jan e
Alvin conversano e bevacchiano, vediamo un polipo gigante nelle vesti di barista. Una scena di Chi ha incastrato Roger Rabbit? vi dice nulla? E Tex Avery? Vabbè…
A pagina 82 Jan scopre che Zara
non è più nel suo appartamento. Al suo posto ora vive un tizio grande e grosso
non molto affabile.
Il tizio è lo chef Antonino Cannavacciuolo.
Perché?! Io e
Vanessa siamo molto appassionati di Masterchef e Cucine da incubo, mistero
svelato.
Jan giunge infine a Iscandar e si
troverà dinanzi alla regina Lobelia. Anche quest'ultimo è il nome di un
fiore, il cui significato è ostilità e malevolenza.
Codesta Lobelia accenna a un
fantomatico “Progetto 1000 anni”.
Quest’ultimo è una citazione di un’altra
opera di Matsumoto: La Regina dei 1000 Anni, in cui il giovane Tori assiste a 12 anni alla morte dei
genitori per effetto di un'esplosione causata da un esperimento malriuscito del
padre. Il progetto, commissionato dalla Regina
dei Mille Anni, viene preso di mira anche dalla misteriosa banda dei pirati dei mille anni, che si battono
contro di lei. Nelle intenzioni della Regina,
la nave avrebbe dovuto rapire decine di uomini di scienza, incaricati di far
sopravvivere il pianeta Lahmetal,
di cui la regina è originaria e
che è in rotta di collisione con la Terra.
Oh, vedetevelo, che tanto siamo arrivati alla fine del post.
Mi sembra sia tutto.
Se non credete a tutto ciò che ho scritto, prendete una copia di Phlox e divertitevi a trovare tutto ciò che ho
scritto. Perché io mi sono divertito davvero a infarcirlo di tutta questa roba.
Smettetela di guardarmi con quell'aria da "Eppure non sembrava avere problemi psichici" e
prendete Phlox, su.
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